Dimagrire coi colori: ecco quali e come usarli.
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Perchè fisioterapia e colore?

Perché io, dopo una decina di anni di attività, ho deciso di abbinare alla fisioterapia l’energia del colore?

Ok, mi confesso.

Mi annoiavo. Ero scontenta. Un po’ frustrata. E mi sentivo sprecata.

Sul serio. Mi sentivo sprecata in fisioterapia. Può sembrare presuntuoso, è vero, ma ci sono posti e posti e ci sono persone e persone. E le persone cambiano e cambiano anche i posti. E può capitare che ad un certo punto uno non si senta più nel suo posto. Può capitare che una divisa stia un po’ stretta. Può capitare di non sentirsela bene addosso. A me è capitato.

Lavoravo in un ospedale privato convenzionato abbastanza conosciuto a Mestre. Entravo al mattino, timbravo il mio cartellino, indossavo la mia bella divisa da sanitaria, prendevo il mio programma giornaliero, portavo a termine il lavoro che mi veniva affidato, stimbravo il cartellino e tornavo a casa.

A volte c’era passione, voglia, desiderio. A volte no. Non tutti i giorni erano uguali. Alcune mattine mi alzavo con tanta energia e questa mi bastava! La trascinavo con me in ospedale e la riversavo tutta là, svolgendo il mio lavoro con la massima dedizione. A volte no. A volte non ne avevo proprio e facevo il minimo indispensabile, né più ne meno. Come si dice.. massimo risultato con il minimo sforzo.

Adoravo le persone, i pazienti. Provavo tantissima tenerezza per loro, soprattutto per gli anziani che si svegliavano tutte le mattine per venire lì, magari con grande difficoltà perché disabili o sofferenti, magari pagando profumatamente un autista perché non avevano nessuno che li potesse accompagnare ogni giorno alla stessa ora in terapia. Grossi sacrifici per quei 45 minuti, arrivavano già stanchi, ma pieni di volontà. Penso alla grande aspettativa che queste persone riponevano in me e nei miei colleghi, in quei 45 minuti. Una speranza pura e dolce che potevi chiaramente leggere nei loro occhi spalancati che fissavano i tuoi. Riesci ad immaginare?

Poi c’erano anche quei pazienti che si presentavano con arroganza, quasi facessero un favore a te, ti facevano mille domande per assicurarsi che tu, ragazzo di 25 anni fossi all’altezza del compito che avevi. E oltre questo primo tentativo di distacco e controllo scorgevi in fondo una grande paura, di non farcela, di non migliorare, di non guarire. La confusione di non capire perchè stava succedendo tutto questo, “proprio a me” e “come farò se non riuscirò a stare meglio”, “quanto tempo, impegni e doveri sto mancando per questa malattia che si è impossessata di me”. E l’incapacità di scorgere un insegnamento, un urlo interiore, una richiesta di cambiamento profonda.

Il senso di inadeguatezza che spesso provavo quando il paziente non migliorava era la cosa peggiore di tutte. Il peso della salute altrui che sentivo addosso e la percezione di non essere in grado di “salvare tutti” mi schiacciavano. Perchè non avevo poteri magici di guarigione? Perchè nessuno all’università me li aveva insegnati?

E poi la routine quotidiana. Sempre gli stessi casi interni, sempre gli stessi problemi, le stesse chiacchiere, i soliti disguidi coi medici.

E io? Cosa rimaneva di me? Dov’era il mio desiderio di essere d’aiuto d’avvero in tutto questo? Fuori dagli schemi, fuori dai protocolli. Che ne era dei miei studi e i miei interessi? Della mia voglia di sperimentare conoscenze, scoperte moderne, nuove tecnologie, approcci innovativi per responsabilizzare il paziente verso se stesso e la propria salute. E perchè poi chiamarli PAZIENTI? Pazientavano cosa? Non l’ho mai capito.

Per come la vedevo io dovevano essere IMpazienti piuttosto! Di capire, di scoprirsi, di modificarsi e ricominciare a correre nella vita!

Lavorare per la salute è molto diverso che enfatizzare nelle persone la gravità della malattia, costringerle a regimi e cure farmacologiche devastanti, osservando sempre e solo la malattia e dimenticando la persona.

L’energia segue l’attenzione. Con l’attenzione bisogna annaffiare, curare e accrescere la salute, non la malattia: questo, secondo me, è il primo grande paradosso di centri riabilitativi grossi e istituzionalizzati.

Iceberg-CIIo cercavo un modo per andare nel profondo, al di là delle parole che hanno sempre sfumature diverse per chi le pronuncia e per chi le recepisce. Al di là del lavoro fisico, che per ogni paziente così unico e inimitabile è, per forza di cose, diverso e non protocollabile. Cercavo qualcosa che agisse a livello inconscio, in quel grosso pezzo di iceberg sommerso; qualcosa che lo facesse vibrare, che lo scuotesse, che modificasse le frequenze energetiche dei pensieri e delle emozioni interiori e a me sconosciute.

E così un giorno la vita mi ha portato dentro il colore. E ho scoperto che il colore crea un movimento interiore, crea moto nell’animo, crea risveglio emozionale; scollegato da percorsi psicologici e mentali. È spontaneo, naturale come la luce, potente e invisibile, come solo l’onda elettromagnetica può essere. Il colore è in grado di guidarti alle risposte delle tue domande.

Fa vibrare le tue cellule, muove le tue memorie, risveglia le emozioni cristallizzate nel tuo corpo e le riporta alla tua coscienza.

Emozioni cristallizzate nel tuo corpo….

Potresti trovare un nome più appropriato di questo per i tuoi problemi fisici, le tue malattie e i tuoi acciacchi? Emozioni cristallizzate nel corpo.

Le emozioni, come il cristallo, possono diventare dure e possono rappresentare uno scudo molto resistente e doloroso. Ma sono allo stesso tempo fragili se fatte vibrare alla giusta frequenza; e proprio come una cantante lirica può mandare in frantumi un bicchiere di cristallo, la giusta frequenza può infrangere la barriera emozionale che ti avvolge.

Un secolo fa F. A. Popp ha dimostrato che i biofotoni di luce sono il linguaggio primario di comunicazione tra tutte le cellule del nostro corpo e tra esse e l’ambiente. E cosa sono i colori se non elementi di quel biofotone luminoso che è alla base delle comunicazioni all’interno del nostro sistema corpo-mente-spirito?

Per questo amo i colori e per questo li utilizzo insieme alla fisioterapia.

Come fisioterapista mi prendo cura del tuo corpo con le manovre, gli esercizi, la consapevolezza; e della tua mente, ascoltandoti, spiegandoti ciò che succede al tuo corpo, cosa farò io e cosa farai tu. I colori fanno tutto il resto, nel corpo, nella mente e nelle tue emozioni. Aprono porte, mostrano vie, ti parlano.

Sei pronto ad ascoltarli? E ad ascoltarti?

Oggi la divisa la indosso ancora, ma con i colori a fianco. E così non la sento più stretta, forse un po’ stropicciata. Come in questa foto. Ma adattata. E su misura.

Oggi io indosso Fisiocolore.

Lucia Primo
Lucia Primo
Sono una fisioterapista per il corpo e l'anima. Ti accompagno alla consapevolezza del tuo corpo attraverso l'ascolto la meditazione e il meraviglioso mondo del colore.

6 Comments

  1. Paolo Giro ha detto:

    Che articolo commovente! Meravigliosa

  2. Paolo ha detto:

    Grande Lucia……Brava….. pochi riescono a spiccare il volo…….Ciaoooo!!!

  3. Genial post. Gracias por compartirlo…Espero màs…

    Saludos

  4. Impresionate, formato de tu blog! ¿Cuanto tiempo llevas bloggeando? haces que leer en tu blog sea fácil. El diseño total de tu web es parido, al igual que el material contenido!
    Saludos

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